30.12.06

Bush: «E' stato un atto di giustizia»


WASHINGTON (USA) - Reazioni immediate dai leader politici di tutto il mondo alla notizia dell'esecuzione dell'ex dittatore iracheno Saddam Hussein. Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha definito l'impiccagione di Saddam «l'atto di giustizia che lo stesso Saddam aveva negato alle vittime del suo brutale regime».
Per Bush, che ha definito «equo» il processo ricevuto da Saddam, l'impiccagione dell'ex presidente iracheno è stata «una tappa importante» nella strada dell'Iraq verso la democrazia. Il presidente americano è a Crawford in Texas e ha tenuto per tutta la giornata di ieri un basso profilo per non mostrare interferenze con le autorità irachene. Bush ha messo in guardia che l'esecuzione di Saddam non fermerà la violenza in Iraq.
VATICANO: «NOTIZIA TRAGICA» - Diverso il parere della Santa Sede. Per il Vaticano l'esecuzione di Saddam Hussein «è una notizia tragica». C'è «il rischio che alimenti lo spirito di vendetta e semini nuova violenza» spiega padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana ai microfoni di Radio Vaticana. È «motivo di tristezza anche quando si tratta di una persona che si è resa colpevole di gravi delitti. La posizione della Chiesa cattolica, contraria alla pena di morte - ha ricordato padre Lombardi - è stata più volte ribadita. L'uccisione del colpevole non è la via per ricostruire la giustizia e riconciliare la società».
IRAN: «UNA VITTORIA DEGLI IRACHENI» - L'Iran ha invece salutato l'esecuzione dell'ex presidente iracheno come «una vittoria degli iracheni» Lo ha detto Hamid Reza Assefi, viceministro iraniano degli esteri.
UE: «ATTO BARBARO» - Dall'Ue arrivano le prime reazioni all'esecuzione di Saddam Hussein sono di condanna. Il commissario allo sviluppo e agli aiuti umanitari, il belga Louis Michel, ha definito l'impiccagione dell'ex rais un atto «barbaro», pur riconoscendo gli «orribili crimini» da lui commessi: «La pena di morte - ha commentato Michel - non è compatibile con la democrazia ed è contro i valori dell'Unione europea. Inoltre - ha aggiunto - la morte di Saddam Hussein rischia purtroppo di trasformarlo in martire». A condannare l'esecuzione di Saddam è anche l'Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza dell'Ue, Javier Solana: «L'Ue - ha commentato la sua portavoce Cristina Gallach - condanna i crimini commessi da Saddam, ma anche la pena di morte».
IL PREMIER IRACHENO: «LEZIONE AI DESPOTI» - Con l’impiccagione di Saddam «è impossibile il ritorno della dittatura e del partito unico», ha affermato il primo ministro iracheno Al Maliki in un comunicato. «Si tratta di una lezione per tutti i despoti che compiono crimini contro il proprio popolo», ha aggiunto al Maliki, che ha colto l’occasione per un nuovo appello alla riconciliazione nazionale. «Come abbiamo già detto - ha proseguito il premier - noi rifiutiamo di considerare Saddam come il rappresentante di una religione o di una comunità del popolo iracheno. In nome del popolo iracheno, chiedo a tutti coloro che sono stati ingannati dall’ex regime di rivedere la propria posizione. La porta per coloro che non hanno le mani sporche di sangue è ancora aperta. Il nuovo Iraq non sarà diretto da un solo partito o da una sola religione».
GRAN BRETAGNA: «HA PAGATO IL SUO DEBITO» - Il governo britannico si dice contrario alla pena di morte ma ritiene che Saddam Hussein abbia pagato per alcuni dei suoi crimini contro gli iracheni. Lo afferma il ministro degli Esteri di Londra, Margaret Beckett, in una nota diffusa subito dopo l'impiccagione dell'ex presidente iracheno. «Accolgo con favore il fatto che Saddam Hussein sia stato processato da un tribunale iracheno almeno per alcuni dei suoi orrendi crimini commessi contro il popolo iracheno. Ora ha pagato il suo debito», afferma la Bekett, auspicando l'abolizione della pena di morte in tutto il mondo «indipendentemente dalle persone implicate o dal crimine commesso».
RUSSIA: «POTREBBE INASPRIRE TENSIONI» - Il ministero degli Esteri russo ha espresso il suo rammarico per l’esecuzione di Saddam Hussein. «L’esecuzione di Saddam Hussein potrebbe condurre a una degradazione della situazione politico-militare e a un inasprimento della tensione settaria»
FRATELLI MUSULMANI: «NON E' UN MARTIRE» - «Hanno scelto il giorno sbagliato per l'esecuzione di Saddam» ha commentato Essam El-Aryan, leader dell'ufficio politico dei Fratelli Musulmani in Egitto, movimento bandito ma tollerato dalle autoritá del Cairo. «È un giorno di festa nel mondo islamico» dice il responsabile del più antico movimento islamico sunnita del mondo arabo che interpreta questa esecuzione come «un messaggio rivolto (dalle autoritá della coalizione, ndr) alla comunitá islamica di tutto il mondo». Saddam Hussein «era un dittatore, di sicuro non un martire» e in quanto tale i Fratelli Musulmani hanno sempre chiesto che fosse fatta giustizia. Ma, aggiunge Aryan, certamente «non sotto un regime di occupazione».
HAMAS: «ASSASSINIO POLITICO» - L’esecuzione di Saddam Hussein è «un assassinio politico» e «viola tutte le leggi internazionali», ha affermato il portavoce di Hamas, Fawzi Barhoum. «Gli Stati Uniti hanno oltrepassato tutte le linee rosse»
LIBIA: «TRE GIORNI DI LUTTO» - Tripoli ha decretato tre giorni di lutto nazionale per «il prigioniero di guerra Saddam Hussein». Annullate tutte le celebrazioni per la festa dell’Eid al Adha.
30 dicembre 2006 FONTEhttp://www.corriere.it/

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