14.12.06

STRAGE ERBA

ERBA (COMO) - In uno sgarro che potrebbe essere costato il marchio di infame sta forse la chiave del massacro della moglie italiana e del figlio di 2 anni del tunisino Azouz Marzouk, uccise lunedì sera con ferocia inaudita assieme alla madre della donna e a una vicina di casa. La pista è la più accreditata, anche se ci sono dei dubbi, e non pochi.

Si pensa a una grave offesa, in quel giro di cocaina che aveva già portato in carcere Azouz, coinvolto in un'inchiesta della Guardia di Finanza che sta indagando da 18 mesi su un traffico pare gestito da un clan di calabresi. Forse il 26enne tunisino ha raccontato qualcosa di troppo, forse ha pestato i piedi a qualcuno, tanto da infliggergli una pena malavitosa di inimmaginabile efferatezza.

"E' una delle ipotesi più accreditate", hanno ripetuto oggi gli inquirenti che da martedì mattina, subito dopo aver accertato che non era Azouz l'autore del massacro, stanno cercando ogni elemento utile. Il giovane tunisino ventiseienne é stato ascoltato in procura anche stamattina. Così come sono stati sentiti parenti e amici.

L'unico superstite, Mario Frigerio, marito della vicina di casa trucidata, ha fornito dal letto d'ospedale qualche indicazione. Oggi si è saputo che Frigerio ha detto di aver visto una persona, e non due come era stato invece riferito ieri. In ogni caso, ancora sotto choc e sedato, tenuto sotto stretta sorveglianza all'ospedale di Como, il prezioso testimone non è però ancora in grado di aiutare seriamente gli investigatori. La tesi del commando che assalta per una vendetta l'abitazione di via Diaz nel cuore storico della brianzola Erba, dove vivevano le vittime, cozzerebbe però su quanto sta emergendo dopo l'autopsia.

Le armi usate, e non ancora trovate, sarebbero infatti un coltellino, dalla lama piccola e sottile, e un oggetto contundente con un lato parzialmente tagliente. Un armamento molto singolare per chi mette in atto una spedizione. Inoltre l'assassino o gli assassini hanno infierito con più colpi, la maggior parte dei quali poco più che taglietti. Sul corpo di Raffaella Castagna, la moglie di Azouz ne sarebbero stati contati una dozzina. Ma l'ipotesi della vendetta o del regolamento di conti viene messa in dubbio dallo stesso Azouz che in diverse dichiarazioni ha detto di non sapersi spiegare la causa del massacro.

"Se avessi temuto una cosa del genere - ha detto anche oggi - non avrei certo lasciati soli mia moglie e mio figlio". Pur se contrastato dai parenti di Raffaella, figlia di un noto mobiliere della zona, il rapporto che legava i due era autentico. Lo hanno confermato tutti coloro che la conoscevano. "Raffaella era poi convinta che Azouz fosse finito per sbaglio in quel giro di droga - hanno raccontato gli amici - E stava facendo di tutto per aiutarlo a dimostrare la sua innocenza". Raffaella lo amava a tal punto che ormai stava progettando di trasferirsi in Tunisia con lui e il figlioletto. Nel paese del marito a Zaghauan, 55 chilometri da Tunisi, avrebbero ricominciato tutto da capo, forse anche con nuovi amici.

"Da quando stava con me - ha mormorato Azouz con rabbia - tutti i suoi vecchi amici si erano allontanati". Per amore aveva abbracciato la fede islamica, lei proveniente da una famiglia cattolicissima. Papà Carlo Castagna, oggi, ha voluto dare una pubblica dimostrazione di pace e di unione, abbracciando Azouz e i suoi parenti venuti dalla Tunisia, pronunciando parole di fede e di amore. Accettando la volontà della figlia di essere musulmana, e quindi i funerali che per lei e il bambino si terranno a Zaghauan. Niente cerimonia cattolica quindi per il bambino e la sua giovane mamma che voleva andare a vivere lontano, per dedicarsi serenamente alla sua storia d'amore diversa.

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