4.1.07

Apocalypto senza divieti, è polemica


Il film di Mel Gibson sull'impero Maya è un concentrato di violenze e sacrifici umani. Si spacca la commissione di censura. Ma Freccero obietta: "Eppure abbiamo visto impiccare Saddam Hussein"
SIMONETTA ROBIONY
ROMA
Il Canada e la Germania l'hanno vietato ai minori di 18 anni. Gli Stati Uniti gli hanno applicato la R, ovvero l'obbligo che i minori di 17 anni siano accompagnati. L'Olanda s'è limitata a proibirlo ai minori di 16. L'Irlanda a quelli di 15. In Italia, invece, il film Apocalypto, sulla tragedia del popolo Maya, diretto da Mel Gibson, in uscita in sala il 5 gennaio per la Eagle, non ha alcun divieto. Eppure, come nella Passione di Cristo, anche qua Mel Gibson non ha risparmiato scene di violenza. Teste mozzate, sgozzamenti, stupri, torture, massacri, sacrifici umani e cuori pulsanti strappati dal petto delle vittime in offerta a divinità crudeli. L'Italia, però, lo dice l’ufficio stampa del film Saverio Ferragina, è l’unico paese al mondo che abbia ritenuto Apocalypto adatto a tutti, bambini compresi. Subito dopo la presentazione in anteprima del film, ieri mattina, a Roma, sono cominciate le reazioni. Maurizio Paniz, deputato di Forza Italia e membro della Commissione Bicamerale per l’Infanzia, nonché Riccardo Villari della Margherita si sono chiesti come mai la «censura» non abbia funzionato. «Non c’è stato un controllo adeguato», ha detto il primo. «E’ evidente che qualcosa non va nel controllo», ha aggiunto l’altro. E Tajani di Forza Italia ha ribadito: «In certi casi è meglio adeguarsi all’Europa». Unica voce di dissenso quella di Carlo Freccero, ex «enfant terrible» della tv ed ex direttore di Raidue, il quale ha spiegato che, dopo aver visto le sevizie nel carcere di Abu Ghraib, le immagini di ogni conflitto che avvenga sulla terra, Saddam impiccato che penzola dalla forca, «avremmo dovuto spegnere la tv dal 2001».

La psicologa dell’infanzia Maria Rita Parsi, ideatrice del Movimento Fondazione Bambino, non accetta queste sottigliezze.«Che senso ha stupirsi degli atti violenti compiuti da bambini e ragazzi quando li abituiamo a vedere ogni sbudellamento possibile e ogni accoppiamento sessuale immaginabile? Di Apocalypto, ha raccontato, giravano da giorni copie pirata, tanto che alla loro associazione erano già arrivate telefonate di genitori preoccupati e indignati che ne avevano visto alcune immagini.«Facciamo sempre troppo poco. Solo adesso la Commissione Bicamerale per l’Infanzia è riuscita a bloccare alcuni videogiochi impressionanti. Ma cosa ho dovuto sorbirmi come consulente prima che arrivassimo a vietarli...». E’ questione di scarsi controlli? «No. E’ che da noi conta più far soldi che crescere i figli». Sentendosi messe sotto accusa, Claudia Caneva, antropologa dell’Università lateranense, e Marida Monaco, la rappresentante dei «Genitori Democratici», i soli due membri della quarta sezione di «censura» che, visto il film il 19 dicembre, avevano chiesto invano fosse distribuito con un divieto, hanno voluto difendersi. Hanno spiegato che in quella seduta mancava lo psicologo, che sono finite in minoranza al momento del voto, che hanno inviato una lettera a Blandini, responsabile cinema presso il ministero della Cultura, per esprimere il proprio disagio. «La gente dovrebbe sapere», hanno concluso, che queste commissioni più che tutelare i minori tutelano gli interessi delle produzioni». Tirato in causa, a fine serata, è intervenuto anche Gaetano Blandini, il direttore generale del cinema, l’italiano che più conta in questo settore. «Il mio è soltanto un ruolo notarile», ha premesso. Ma poi è entrato nel merito chiarendo che lo psicologo previsto in ogni commissione di «revisione»(la parola censura è brutta e quindi è stata abolita) era stato convocato regolarmente. Che se non era arrivato non si poteva fermare la commissione perché è sufficiente avere il numero legale. Che i rappresentanti dei genitori devono accettare il giudizio della maggioranza. Che, forse, le due signore favorevoli al divieto per Apocalypto non conoscono la legge.«I commissari», ha concluso, «vengono pagati solo 10-15 euro a seduta: è già un miracolo trovarli. Ogni anno ci sono quattro o cinque polemiche sulla censura: occorrerebbe modificare la legge. Sono vent’anni che se ne parla. Serve una volontà forte del governo oppure del parlamento».

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