Avverte come serpeggi in Italia «un pensiero unico opprimente di fronte a cui non ci dobbiamo piegare ma avere il coraggio di andare avanti anche controcorrente».
A proposito della riforma della giustizia, Veltroni ha aggiunto: «Le riforme non si fanno contro i magistrati ma con i magistrati, difendendone l'autonomia e l'indipendenza». Un tempo - anche se ammette di essersene accorto con ritardo - c'era un pensiero unico di sinistra. Ora è diversa la situazione, opposta. E uno dei vizi del centrosinistra è che quando perde le elezioni entra in uno psicodramma infinito. «Poi bisogna ricominciare sempre tutto da capo. Per chi lo dice è depressivo ma per fortuna c'è la gente che è più avanti e che ha voglia di una riflessione serena». Ora basta con la sindrome Tafazzi, come la chiama anche il suo intervistatore Enrico Mentana. «Bisogna essere orgogliosi dei risultati ottenuti dal Partito democratico». Alla destra Veltroni invidia proprio questo essere immune dalla sindrome autolesionista. Per cui «quando perde non comincia una cosa devastante, ma si rimbocca le maniche e torna a vincere». Primo, l'orgoglio per il 34% delle elezioni politiche. «È l'unica cosa che vorrei guardassimo con interesse», aggiunge.
Per questo considera un'offesa grave essere paragonato in negativo a Berlusconi. Il riferimento è al recente intervento dell'ex ministro della Difesa del governo Prodi Arturo Parisi che ha magnificato i primi cento giorni di Berlusconi. Un'offesa anche a tutto il popolo del Pd, per Veltroni.
Risponde anche ad altre sollecitazioni critiche, il segretario. Ad esempio conferma la fiducia a Matteo Colaninno, ministro ombra per lo Sviluppo economico nel governo Pd, che è stato criticato per le mancate dimissioni dopo la nomina del padre a presidente di Alitalia. «Ho detto a Matteo: stai tranquillo e vai avanti», dice a Mentana.
«In un Paese in cui il conflitto di interessi è spaventoso e il presidente del Consiglio possiede mezzo Paese - sottolinea- dire che il problema è che Matteo Colaninno fa il ministro-ombra è una cosa da matti». E non c'è solo il conflitto d'interesse, Veltroni rimprovera al premier anche le leggi ad personam.
«Berlusconi ha questa idea della giustizia: se mi accusano per un reato io cambio la legge per farlo decadere», ricorda il segretario del Pd, secondo il quale, invece, bisognerebbe «garantire un sistema della giustizia equo per tutti» e perciò «la prima cosa da fare dovrebbe essere far funzionare la giustizia civile». E poi se si vuole riformare il sistema si deve fare «con i giudici e non contro».
È legittimo che Antonio Di Pietro «abbia cavalcato quella tigre della Giustizia ma noi siamo diversi», prende poi a dire distanziandosi dalla campagna intrapresa dall'Italia dei Valori.
E cerca di ricostruire la storia dei rapporti con il partito dell'ex pm di Mani pulite. L'accordo con l'Idv di Antonio Di Pietro per le elezioni di aprile era stato «voluto da tutti». L'ex pm «aveva sottoscritto il nostro programma e si era impegnata a fare un gruppo unico. Dopo l'elezioni è venuto da noi e ha detto no e, visto che mi fanno spesso lezione di coerenza, è giusto dire che Di Pietro ha tradito e stracciato quel patto preso con gli elettori».
pd
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