11.12.06

CHI ERA PINOCHET


Augusto Pinochet, che ha segnato la storia politica cilena nelle ultime tre decadi, ha fatto irruzione nella scena pubblica del suo paese quando capeggiò il golpe militare dell'11 settembre 1973 che destituì il legittimo governo socialista del presidente Salvador Allende. Un golpe sanguinoso, preparato a lungo nell'ombra dalla Cia per volere degli Usa fin dall'elezione di Allende alla presidenza del Cile nel 1970.

Per i fatti accaduti nei 17 anni della sua dittatura, Pinochet è di fronte ora al giudizio della storia. Visto che la sua morte, oggi, gli ha impedito di essere giudicato davanti alla legge degli uomini per i suoi asseriti crimini, a partire dalle ripetute violazioni dei diritti umani - come il massacro di almeno 75 sindacalisti e dirigenti di sinistra ad opera di un commando militare ribattezzato sinistramente la "Carovana della morte" nell'ottobre 1973, per finire con le accuse di fortune illecite, custodite in conti segreti all'estero e ammassate con storno di fondi pubblici e tangenti su traffici di armi.

Nato a Valparaiso, il 25 novembre 1915 e primo di sei figli, entrò per volere del padre, ma soltanto al terzo tentativo nel 1933, nella Scuola Militare. Sposatosi nel 1943 con Lucia Hiriart Rodriguez, ha avuto cinque figli (Ines Lucia, Augusto Osvaldo, Maria Veronica, Marco Antonio e Jacqueline Maria) che gli hanno dato una trentina di nipoti. Amante della famiglia, del cinema e dei libri di storia, Pinochet fu nominato capo dell'esercito il 23 agosto 1973, 20 giorni prima del golpe, proprio da quel presidente Salvador Allende che lo considerava "un militare tutto d'un pezzo", su raccomandazione del suo predecessore, il generale Carlos Prats.

Diciannove giorni dopo si rivoltò contro il suo presidente e, un anno dopo, Prats moriva in un attentato dinamitardo a Buenos Aires, dove viveva in esilio: un'azione pianificata dalla Dina, la famigerata polizia politica della dittatura cilena. Pinochet esercitò con pugno di ferro il potere: chiuse il parlamento e i mezzi di comunicazione vicini ideologicamente al governo di Allende. Mise fuorilegge i partiti politici e le organizzazioni sindacali e fece diventare lo stadio nazionale un gigantesco campo di concentramento per i prigionieri politici. La tortura dei detenuti divenne pratica normale. Il suo regime ha avuto 16 condanne dalle Nazioni Unite per violazione dei diritti umani. Nel 1991 la commissione Rettig, costituita per indagare in Cile sulle violazioni dei diritti umani concluse che tra il 1973 e il 1990 ci furono 1.197 detenuti "desaparecidos" e almeno 1.888 esecuzioni senza processo. Il rapporto Valech, accolse le denunce di 35.000 sopravvissuti alle prigioni segrete e quelle di un milione di esiliati in vari paesi del mondo.

Una volta al comando ottenne l'appoggio e il plauso degli Stati Uniti per avere restaurato l'ordine e rilanciato l'economia cilena, in linea con la politica monetarista della scuola di Chicago, che gli valse l'appoggio del primo ministro britannico, signora Margareth Thatcher. Ma l'assassinio a Washington, il 21 settembre 1976, dell'ex ministro degli esteri ed ex ambasciatore negli Stati Uniti Orlando Latelier e della sua segretaria, cominciarono a raffreddare i rapporti con gli Stati Uniti. Con l'avvento della presidenza di Jimmy Carter,nel gennaio 1977 gli Usa presero poi sempre più le distanze dalla dittatura di Pinochet.

Il baratro per il generale si aprì nell'aprile 1990, quando fu costretto a cedere il potere al nuovo Congresso nazionale con sede a Valparaiso. E fu buio pesto per lui il 16 ottobre del 1998 quando fu arrestato in una clinica di Londra su ordine del giudice spagnolo Baltasar Garzon, che voleva processarlo per violazione dei diritti umani. Rimase agli arresti per 503 giorni, fino a che il ministro dell'interno britannico Jack Straw diede l'autorizzazione al suo ritorno in Cile per motivi di salute. Fino all'epilogo di domenica.

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