16.1.07

Vertice notturno, governo verso il sì sulla base di Vicenza

Vertice notturno a Palazzo Chigi sulla base Usa Dal Molin a Vicenza per la quale il governo degli Stati Uniti ha chiesto l'ampliamento. Il ministro degli Esteri e vicepremier Massimo D'Alema e il ministro della Difesa Arturo Parisi si sono recati dal premier Romano Prodi, appena tornato a Roma da Lubiana e che stamattina è in partenza per Sofia. La riunione, durata poco più di un'ora, pare sia stata interlocutoria e la decisione è attesa per venerdì prossimo dal Consiglio dei ministri . È servita cioè a fare "il punto" della questione ma la decisione finale non è stata ancora ufficialmente presa. «Daremo la risposta a tempo dovuto», ha detto Prodi ai giornalisti a Lubiana ma le indiscrezioni indicano che il governo si sta sbilanciando per il sì al raddoppio della base Usa.

Sul progetto, fortemente contestato dai pacifisti locali, dal Pdci e dai verdi e dal Prc, il consiglio comunale retto da una maggioranza di centrodestra ha dato parere favorevole. Ma soprattutto, a livello governativo il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, si è pronunciato nettamente a favore. «L'Italia farebbe bene a dire di sì» all'ampliamento della base Usa, ha detto a Dresda, «perché c'è stato un orientamento già espresso dal precedente governo» in tal senso. Secondo Amato, «diventa particolarmente delicato assumere una posizione diversa». E ancora: «Una decisione per il sì o per il no credo che sia influente sui rapporti Italia-Usa». In precedenza, sempre a Dresda, anche il ministro della Giustizia Mastella, in linea con la posizione dell'Udeur, aveva preannunciato il suo sì all'ampliamento: «I patti internazionali, quando si fanno, devono essere rispettati». Ma se nel corso del Consiglio dei ministri «dovesse prevalere una linea diversa dalla mia - ha tuttavia precisato il Guardasigilli - non è che questo mette in crisi il Governo».

Il fronte dei favorevoli al raddoppio della base, si è allargato anche al ministro dell'Attuazione del Programma, il prodiano Giulio Santagata, che l'ha definita «una buona occasione di sviluppo». Anche Santagata ha negato però l´esistenza di un problema diplomatico nel caso di un no secco. «Bisogna trovare le forme adatte perchè un raddoppio è un'operazione piuttosto complicata. Si tratta di trovare una soluzione equilibrata. Credo che si possa trovare una soluzione che accontenti o non scontenti tutti». È quello che sostiene anche Amato quando afferma che un eventuale ampliamento della base significherà dover gestire l'affollamento dell'area, la logistica, le strade, e affrontare altri problemi.Il segretario dei Ds Piero Fassino propone di verificare l'orientamento delle popolazioni interessate con un referendum, «poi il governo si assume le proprie responsabilità».

Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro aveva definito «cani e gatti della coalizione» coloro che nell'esecutivo sono contrari all'ampliamento. Una dichiarazione che ha fatto infuriare i partiti chiamati in causa. «Il popolo italiano - ha obiettato il Pdci Marco Rizzo - è per la pace, il governo americano è per la guerra. La differenza è tutta qui. La sovranità nazionale non può essere messa in discussione».

«Il Prc è contrario alla base come lo sono tutti i gruppi del movimento pacifista, siamo una componente essenziale dell'Unione: che Di Pietro si rassegni», polemizzano le senatrici Valpiana e Lidia Menapace. Mentre Elettra Deiana, vicepresidente della Commissione Difesa della Camera, annuncia «una opposizione senza fine all'ennesimo tentativo degli Stati Uniti di renderci complici dei loro piani di guerra».

Secondo Alfio Nicotra, sempre del Prc, un sì all'ampliamento della base sarebbe «uno strappo insostenibile del Governo dell'Unione con il popolo della pace». I Verdi sottolineano che è la gente del posto ad essere contraria e che non c'entra niente l'anti americanismo. «Si tratta - afferma Luana Zanella - di un intervento urbanisticamente pesantissimo di impatto insostenibile». All'interno della maggioranza, anche Italia dei Valori ribadisce di essere favorevole all'ampliamento («rispettare gli impegni dell'Alleanza è atto dovuto», dice Formisano); per il radicale Capezzone, poi, «dire no sarebbe un grave errore e un atto di autolesionismo».

L'opposizione è invece compattamente a favore del progetto, già approvato dal governo Berlusconi, e dopo Cicchitto vicepresidente di Forza Italia, ieri è stato Urso di An a attaccare il centrosinistra dove , a suo avviso, «prevalgono anche in politica estera le tesi dell'estrema sinistra, anti americane e antioccidentali». «Vicenza sarà la prova del nove» secondo Urso e Cicchitto.Sulla stessa linea l'Udc, che con Lorenzo Cesa chiede che il governo «dia il via libera alla base militare senza subire i diktat dell'estrema sinistra».

Il sindaco di Vicenza, Enrico Hullweck – ex leghista passato a Forza Italia -, fautore del raddoppio, ipotizza ora possibili speculazioni edilizie dietro le quinte del mancato raddoppio della base: «L'area - afferma - è di proprietà del ministero della Difesa. Se non andasse in porto l'ampliamento, il ministero ha già detto che venderebbe a privati. E noi sappiamo già che i progetti sono di chiudere l'aeroporto e costruire condomini in tutta la zona». Ma dalla Difesa replicano con un comunicato: «Nessuna iniziativa del Dicastero tesa alla vendita a privati dell'area in argomento».


Pubblicato il: 16.01.07
Modificato il: 16.01.07 alle ore 16.18

Vertice notturno a Palazzo Chigi sulla base Usa Dal Molin a Vicenza per la quale il governo degli Stati Uniti ha chiesto l'ampliamento. Il ministro degli Esteri e vicepremier Massimo D'Alema e il ministro della Difesa Arturo Parisi si sono recati dal premier Romano Prodi, appena tornato a Roma da Lubiana e che stamattina è in partenza per Sofia. La riunione, durata poco più di un'ora, pare sia stata interlocutoria e la decisione è attesa per venerdì prossimo dal Consiglio dei ministri . È servita cioè a fare "il punto" della questione ma la decisione finale non è stata ancora ufficialmente presa. «Daremo la risposta a tempo dovuto», ha detto Prodi ai giornalisti a Lubiana ma le indiscrezioni indicano che il governo si sta sbilanciando per il sì al raddoppio della base Usa.

Sul progetto, fortemente contestato dai pacifisti locali, dal Pdci e dai verdi e dal Prc, il consiglio comunale retto da una maggioranza di centrodestra ha dato parere favorevole. Ma soprattutto, a livello governativo il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, si è pronunciato nettamente a favore. «L'Italia farebbe bene a dire di sì» all'ampliamento della base Usa, ha detto a Dresda, «perché c'è stato un orientamento già espresso dal precedente governo» in tal senso. Secondo Amato, «diventa particolarmente delicato assumere una posizione diversa». E ancora: «Una decisione per il sì o per il no credo che sia influente sui rapporti Italia-Usa». In precedenza, sempre a Dresda, anche il ministro della Giustizia Mastella, in linea con la posizione dell'Udeur, aveva preannunciato il suo sì all'ampliamento: «I patti internazionali, quando si fanno, devono essere rispettati». Ma se nel corso del Consiglio dei ministri «dovesse prevalere una linea diversa dalla mia - ha tuttavia precisato il Guardasigilli - non è che questo mette in crisi il Governo».

Il fronte dei favorevoli al raddoppio della base, si è allargato anche al ministro dell'Attuazione del Programma, il prodiano Giulio Santagata, che l'ha definita «una buona occasione di sviluppo». Anche Santagata ha negato però l´esistenza di un problema diplomatico nel caso di un no secco. «Bisogna trovare le forme adatte perchè un raddoppio è un'operazione piuttosto complicata. Si tratta di trovare una soluzione equilibrata. Credo che si possa trovare una soluzione che accontenti o non scontenti tutti». È quello che sostiene anche Amato quando afferma che un eventuale ampliamento della base significherà dover gestire l'affollamento dell'area, la logistica, le strade, e affrontare altri problemi.Il segretario dei Ds Piero Fassino propone di verificare l'orientamento delle popolazioni interessate con un referendum, «poi il governo si assume le proprie responsabilità».

Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro aveva definito «cani e gatti della coalizione» coloro che nell'esecutivo sono contrari all'ampliamento. Una dichiarazione che ha fatto infuriare i partiti chiamati in causa. «Il popolo italiano - ha obiettato il Pdci Marco Rizzo - è per la pace, il governo americano è per la guerra. La differenza è tutta qui. La sovranità nazionale non può essere messa in discussione».

«Il Prc è contrario alla base come lo sono tutti i gruppi del movimento pacifista, siamo una componente essenziale dell'Unione: che Di Pietro si rassegni», polemizzano le senatrici Valpiana e Lidia Menapace. Mentre Elettra Deiana, vicepresidente della Commissione Difesa della Camera, annuncia «una opposizione senza fine all'ennesimo tentativo degli Stati Uniti di renderci complici dei loro piani di guerra».

Secondo Alfio Nicotra, sempre del Prc, un sì all'ampliamento della base sarebbe «uno strappo insostenibile del Governo dell'Unione con il popolo della pace». I Verdi sottolineano che è la gente del posto ad essere contraria e che non c'entra niente l'anti americanismo. «Si tratta - afferma Luana Zanella - di un intervento urbanisticamente pesantissimo di impatto insostenibile». All'interno della maggioranza, anche Italia dei Valori ribadisce di essere favorevole all'ampliamento («rispettare gli impegni dell'Alleanza è atto dovuto», dice Formisano); per il radicale Capezzone, poi, «dire no sarebbe un grave errore e un atto di autolesionismo».

L'opposizione è invece compattamente a favore del progetto, già approvato dal governo Berlusconi, e dopo Cicchitto vicepresidente di Forza Italia, ieri è stato Urso di An a attaccare il centrosinistra dove , a suo avviso, «prevalgono anche in politica estera le tesi dell'estrema sinistra, anti americane e antioccidentali». «Vicenza sarà la prova del nove» secondo Urso e Cicchitto.Sulla stessa linea l'Udc, che con Lorenzo Cesa chiede che il governo «dia il via libera alla base militare senza subire i diktat dell'estrema sinistra».

Il sindaco di Vicenza, Enrico Hullweck – ex leghista passato a Forza Italia -, fautore del raddoppio, ipotizza ora possibili speculazioni edilizie dietro le quinte del mancato raddoppio della base: «L'area - afferma - è di proprietà del ministero della Difesa. Se non andasse in porto l'ampliamento, il ministero ha già detto che venderebbe a privati. E noi sappiamo già che i progetti sono di chiudere l'aeroporto e costruire condomini in tutta la zona». Ma dalla Difesa replicano con un comunicato: «Nessuna iniziativa del Dicastero tesa alla vendita a privati dell'area in argomento».


Vertice notturno a Palazzo Chigi sulla base Usa Dal Molin a Vicenza per la quale il governo degli Stati Uniti ha chiesto l'ampliamento. Il ministro degli Esteri e vicepremier Massimo D'Alema e il ministro della Difesa Arturo Parisi si sono recati dal premier Romano Prodi, appena tornato a Roma da Lubiana e che stamattina è in partenza per Sofia. La riunione, durata poco più di un'ora, pare sia stata interlocutoria e la decisione è attesa per venerdì prossimo dal Consiglio dei ministri . È servita cioè a fare "il punto" della questione ma la decisione finale non è stata ancora ufficialmente presa. «Daremo la risposta a tempo dovuto», ha detto Prodi ai giornalisti a Lubiana ma le indiscrezioni indicano che il governo si sta sbilanciando per il sì al raddoppio della base Usa.

Sul progetto, fortemente contestato dai pacifisti locali, dal Pdci e dai verdi e dal Prc, il consiglio comunale retto da una maggioranza di centrodestra ha dato parere favorevole. Ma soprattutto, a livello governativo il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, si è pronunciato nettamente a favore. «L'Italia farebbe bene a dire di sì» all'ampliamento della base Usa, ha detto a Dresda, «perché c'è stato un orientamento già espresso dal precedente governo» in tal senso. Secondo Amato, «diventa particolarmente delicato assumere una posizione diversa». E ancora: «Una decisione per il sì o per il no credo che sia influente sui rapporti Italia-Usa». In precedenza, sempre a Dresda, anche il ministro della Giustizia Mastella, in linea con la posizione dell'Udeur, aveva preannunciato il suo sì all'ampliamento: «I patti internazionali, quando si fanno, devono essere rispettati». Ma se nel corso del Consiglio dei ministri «dovesse prevalere una linea diversa dalla mia - ha tuttavia precisato il Guardasigilli - non è che questo mette in crisi il Governo».

Il fronte dei favorevoli al raddoppio della base, si è allargato anche al ministro dell'Attuazione del Programma, il prodiano Giulio Santagata, che l'ha definita «una buona occasione di sviluppo». Anche Santagata ha negato però l´esistenza di un problema diplomatico nel caso di un no secco. «Bisogna trovare le forme adatte perchè un raddoppio è un'operazione piuttosto complicata. Si tratta di trovare una soluzione equilibrata. Credo che si possa trovare una soluzione che accontenti o non scontenti tutti». È quello che sostiene anche Amato quando afferma che un eventuale ampliamento della base significherà dover gestire l'affollamento dell'area, la logistica, le strade, e affrontare altri problemi.Il segretario dei Ds Piero Fassino propone di verificare l'orientamento delle popolazioni interessate con un referendum, «poi il governo si assume le proprie responsabilità».

Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro aveva definito «cani e gatti della coalizione» coloro che nell'esecutivo sono contrari all'ampliamento. Una dichiarazione che ha fatto infuriare i partiti chiamati in causa. «Il popolo italiano - ha obiettato il Pdci Marco Rizzo - è per la pace, il governo americano è per la guerra. La differenza è tutta qui. La sovranità nazionale non può essere messa in discussione».

«Il Prc è contrario alla base come lo sono tutti i gruppi del movimento pacifista, siamo una componente essenziale dell'Unione: che Di Pietro si rassegni», polemizzano le senatrici Valpiana e Lidia Menapace. Mentre Elettra Deiana, vicepresidente della Commissione Difesa della Camera, annuncia «una opposizione senza fine all'ennesimo tentativo degli Stati Uniti di renderci complici dei loro piani di guerra».

Secondo Alfio Nicotra, sempre del Prc, un sì all'ampliamento della base sarebbe «uno strappo insostenibile del Governo dell'Unione con il popolo della pace». I Verdi sottolineano che è la gente del posto ad essere contraria e che non c'entra niente l'anti americanismo. «Si tratta - afferma Luana Zanella - di un intervento urbanisticamente pesantissimo di impatto insostenibile». All'interno della maggioranza, anche Italia dei Valori ribadisce di essere favorevole all'ampliamento («rispettare gli impegni dell'Alleanza è atto dovuto», dice Formisano); per il radicale Capezzone, poi, «dire no sarebbe un grave errore e un atto di autolesionismo».

L'opposizione è invece compattamente a favore del progetto, già approvato dal governo Berlusconi, e dopo Cicchitto vicepresidente di Forza Italia, ieri è stato Urso di An a attaccare il centrosinistra dove , a suo avviso, «prevalgono anche in politica estera le tesi dell'estrema sinistra, anti americane e antioccidentali». «Vicenza sarà la prova del nove» secondo Urso e Cicchitto.Sulla stessa linea l'Udc, che con Lorenzo Cesa chiede che il governo «dia il via libera alla base militare senza subire i diktat dell'estrema sinistra».

Il sindaco di Vicenza, Enrico Hullweck – ex leghista passato a Forza Italia -, fautore del raddoppio, ipotizza ora possibili speculazioni edilizie dietro le quinte del mancato raddoppio della base: «L'area - afferma - è di proprietà del ministero della Difesa. Se non andasse in porto l'ampliamento, il ministero ha già detto che venderebbe a privati. E noi sappiamo già che i progetti sono di chiudere l'aeroporto e costruire condomini in tutta la zona». Ma dalla Difesa replicano con un comunicato: «Nessuna iniziativa del Dicastero tesa alla vendita a privati dell'area in argomento».

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=56700
Pubblicato il: 16.01.07
Modificato il: 16.01.07 alle ore 16.18

Nessun commento: