19.11.08

Figo: "Moggi? Pochi 6 anni" "Mourinho? E' un maestro"

Il portoghese vede finalmente il rientro. Il fuoriclasse interviene a tre giorni dalla supersfida con la Juve: "L'Inter è la più forte. José è uno di noi: ti è vicino, ti difende, comunica". E sull'ex d.g. bianconero pochi dubbi: "Per quello che ha fatto..."
Luis Figo, 36 anni, è all'Inter dal 2005. Ap
Luis Figo, 36 anni, è all'Inter dal 2005. Ap

APPIANO GENTILE (Como), 19 novembre 2008 - Che sabato sia della partita o no, Inter-Juve è la sua partita. La storia degli incroci di Luis Figo con la Juventus è vecchia di quasi 14 anni, da una presunta doppia firma (accordo con il club bianconero e precontratto con il Parma, poi finì al Barça) a un non presunto scontro con Moggi (prima di Inter-Juve del 12 febbraio 2006 visto entrare nello spogliatoio di Paparesta dal portoghese, che fu deferito e multato, "ma quei 5.000 euro non li ho mai rivisti"), passando attraverso le sfide in maglia Real Madrid, prima che in nerazzurro. E’ il suo vero derby, "perché la Juve l’ho affrontata più spesso del Milan e perché adesso, vista la storia recente, per l’Inter la rivalità più forte è con loro".
E lei torna in pista proprio al momento giusto?
"Alla faccia della sfortuna: due fratture in meno di un anno, chiamiamolo destino... Certo, ricominciare è dura: lavoro doppio, ti alleni sul dolore, fai fatica a decifrare le sensazioni, ti chiedi in continuazione se sei a posto".
A 36 anni, non le è mai venuta voglia di mollare?
"Se mi è venuta, ho scacciato subito l’idea. E ho pensato: meglio a inizio stagione che alla fine. Così, avrò ancora tempo di aiutare l’Inter".
Già sabato?
"Da quando ti alleni con il gruppo — e lo faccio da venerdì — ci speri. Ma ora devo pensare solo a ritrovare il ritmo, al resto penserà Mourinho: prima che mi facessi male, mi teneva in considerazione (3 gare su 4 da titolare, ndr)".
Da poco ha ricordato che vi conoscete da quasi vent’anni: come l’ha ritrovato?
"Il tempo aiuta a maturare: l’ho conosciuto che era un alunno, adesso si può dire che è un maestro. Più esperto, in particolare nel rapporto con i giocatori, ma la persona è rimasta la stessa: il carattere è carattere".
Perché Mourinho piace a chi gioca per lui?
"Perché un conto è l’immagine che si può dare in tv e un conto è la conoscenza che deriva dal contatto quotidiano. Mourinho è uno di noi, ti è vicino, ti difende, comunica".
E perché in Italia si fa ancora così fatica a capirlo?
"Perché quando uno parla, si può analizzare quanto dice con cattiveria, oppure con la volontà di capire quello che vuole dire, cercando anche il contenuto positivo. L’esempio più chiaro è quanto ha detto a Coverciano sull’immagine del calcio italiano: era il parere di uno che è appena arrivato da un’altra realtà, non era Mourinho che parlava male del calcio italiano".
Troppo conservatore il calcio o troppo "rivoluzionario" Mourinho?
"Di sicuro nel calcio non c’è una grande abitudine a parlare chiaro: il nostro calcio è fatto quasi solo di domande e risposte politicamente corrette".
L’Inter deve temere più la Juve o il Milan?
"L’Inter deve preoccuparsi solo dell’Inter".
Risposta politicamente corretta, non le pare?
"Ok, allora dico che l’Inter è la più forte e per questo in casa deve vincere sempre, dunque anche sabato. E che ha ragione Mourinho, meglio affrontarli reduci da sette vittorie consecutive: non dico che saranno rilassati, ma se fosse stato il contrario sarebbero stati più incavolati. Va meglio così?".
Sì, ma può fare ancora meglio: cosa pensa dei sei anni di carcere chiesti per Moggi?
"Che sono pochi: ma decidono i tribunali, non io. Io so che lui è stato nel calcio per anni e anni e sei anni non bastano, per quello che ha fatto. Ma a questo punto non mi interessa più: il passato è buono per scrivere libri".
Più che un grande passato alle spalle, Del Piero sembra aver un gran futuro davanti.
"La qualità c’è sempre stata, ora sta bene fisicamente, ha fiducia e ha ritrovato continuità".
Quella che manca al suo non ancora erede Quaresma: perché?
"Non tutti riescono a adattarsi in fretta ad un nuovo mondo. Ricardo in allenamento è diverso da come lo vedete e il calcio italiano è diverso da quello portoghese e spagnolo: per un attaccante ci sono meno spazi, è più dura. Con lui serve ancora un po’ di pazienza e lui deve lavorare per stare bene fisicamente: la qualità non si perde".
Beckham: un buon acquisto o un’operazione commerciale?
"Beh, fate rispondere Galliani. Per me David è un amico e se lui è felice di venire al Milan, io sono felice per lui".
Fra quanto Ibrahimovic sarà felice per il Pallone d’oro? E ha ragione Mourinho quando dice che una buona "campagna" aiuterebbe?
"Io l’ho vinto senza nessuna campagna e, da portoghese, è stata ancora più dura. Però è vero, certe cose un po’ influenzano, anche se ciò che conta davvero è vincere una competizione importante: per questo saremo tutti ben felici di aiutare Zlatan".

dal nostro inviatoAndrea Elefante

tratto da www.gazzetta.it

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